Ludovica Franzè inizia una ricerca sulla narrazione per l’infanzia seguendo workshop e seminari all’interno del progetto educativo Filosofiacoibambini sostenuto dal filosofo Carlo Maria Cirino e Cecilia Giampaoli. Inoltre, partecipa come autrice e attrice alla realizzazione di due spettacoli di teatro per l’infanzia insieme al collettivo Asini e Punte di Spillo. Si trasferisce successivamente in Portogallo, a Lisbona, dove prosegue gli studi presso Universidade NOVA de Lisboa frequentando il corso di Antropologia e Culture Visuali e specializzandosi in visual-art. Frequenta il laboratorio permanente di teatro fisico secondo i principi dell’antropologia teatrale di Eugenio Barba presso ISPA University (Lisbona), segue il training sperimentale di teatro fisico con metodo Suzuki e Viewpoints e partecipa a varie masterclass sulle tecniche di corpo-voce della tradizione Grotowsky. Dal 2021 entra in contatto con il centro di produzione teatrale Campsirago Residenza (MI) con cui collabora nel 2022 come responsabile di residenza e del coordinamento artistico del gruppo di adolescenti/volontari nel contesto del Festival Il Giardino delle Esperidi. Attualmente frequenta il corso di Alta formazione di Teatro nel Paesaggio condotta da Michele Losi, Giulietta De Bernardi e Noemi Bresciani presso Campsirago Residenza.
Essere Compost riflette con i bambini sul concetto di composizione indagandone i suoi significati biologici, logici e creativi. L’idea è che possa diventare uno strumento per sensibilizzare i bambini (attraverso i linguaggi artistici e in particolare ai linguaggi del teatro) al pensiero ecologico, all’idea cioè secondo cui tutti é interconnesso, tutto è compost(o).
Il laboratorio si ispira alle storie I bambini del compost di Donna Haraway in cui l’autrice rielabora, nella forma della narrativa speculativa, le riflessioni emerse durante la sua partecipazione a un workshop di scrittura collettiva. In quell’occasione, a ogni gruppo di lavoro era stato chiesto di immaginare un neonato e di fargli attraversare cinque generazioni umane che si trovano a vivere su un pianeta sfruttato e sconvolto dai cambiamenti climatici. Per “salvare il pianeta” questi neonati venivano affidati, fin dalla nascita, ad un simbionte animale (in via d’estinzione) con cui condividevano (almeno in parte) sensibilità e abilità. Nel corso delle cinque generazioni, i bambini avrebbero avuto la responsabilità di non fare estinguere l’animale simbionte, affinando la loro alleanza con l’animale e subendo una sorta di metamorfosi fisica. Le fabulazioni di Haraway inventano nuovi futuri possibili in cui alleanze inedite e multispecie sono lo strumento privilegiato per intervenire al disastro ecologico. La proposta è quella di continuare a seguire il racconto di Haraway come si seguono le figure di filo per scoprire verso dove ci conducono. Inventare nuovi futuri possibili.
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